JOURNAL / イタリア20州旨いもの案内(Italiano)
Alzando il bicchiere,in piena allegria,sosteniamo le persone in difficoltà
Vol.72 Da tutta l’Italia「Cena in ComPagnia」
2024.04.25
text by Paolo Massobrio
translation by Motoko Iwasaki
Sono sempre stato affascinato dal treno perché, a differenza dell’aereo, per collegare due località deve farlo fisicamente, attraverso i binari. L’itinerario è obbligato, ma non per questomeno sorprendente: il treno propizia sguardi, incontri, occasioni. Però, se è vero chequalche volta è bello attraversare la vita lasciando scorrere il paesaggio al finestrino, pervivere pienamente bisogna scendere a qualche stazione.
Non è probabilmente un caso se uno dei momenti fondanti della mia carriera di giornalistae critico enogastronomico sia stato legato ad un treno.
Il gran successo del treno dell’enogastronomiaci ha dato una nuova consapevolezza
Nel 1990 era prematuramente scomparso Giacomo Bologna che, oltre ad essere ungrandissimo produttore di vino, è stato un maestro di vita e di pensiero da cui io ho imparatotantissimo e a cui il Monferrato deve moltissimo.
Per ricordarlo a modo suo, organizzammo nel maggio 1993 un treno dell’enogastronomia, con tappe a Asti, Rocchetta Tanaro, Alessandria, Sartirana, Mortara, Serralunga di Crea, edi nuovo Asti. Fu un successo insperato in quelle proporzioni e un evento di cui parlaronoin tanti: ad ogni fermata c’erano i produttori locali e tanti semplici estimatoridell’enogastronomia del territorio, oltre che gli amici di Bologna. C’erano 300 persone suquel treno, e 5.000 nelle stazioni.
Il successo oltre le previsioni ci fece capire che mettere insieme produttori, ristoratori eappassionati in una specie di comunità allargata non era un’idea così balzana.
La calamità distrusse il nostro rito ma fu dalì che la comunità si mise in moto
Il 19 giugno 1992 era nata ufficialmente l’Associazione Club Papillon, a seguitodell’omonimo periodico di critica enogastronomica uscito per la prima volta nel 1991.Parlare, scrivere e occuparsi di cibo non era ancora di moda e quello del treno era il nostroprimo evento importante.
La rivista Papillon cominciò ad uscire regolarmente tre volte all’anno e cominciarono glieventi, o meglio i riti, come li chiamavamo e li chiamiamo. Il rito della Bagna Cauda adesempio, o quello della “Cassoeula”.
Ricordo che proprio nei giorni in cui era programmato l’incontro dedicato al piatto tipico dellatradizione lombarda ci fu l’alluvione del novembre 1994 che distrusse mezza Alessandria,compresi tanti ristoranti che recensivamo sul nostro giornale. Io stesso ero alluvionato evolevo annullare tutto, per rispetto.
Ma un ristoratore famoso, Ezio Santin, che aveva accettato di cucinare quel piatto un sabatosera (allora aveva 2 stelle Michelin), mi disse che bisognava farlo lo stesso, spostandolo diun paio di settimane perché quella gente che aveva perso tutto aveva bisogno di un luogoda cui ripartire. Si fece a Vignale con una sottoscrizione per evitare la chiusura del 10ristoranti della nostra guida che erano stati alluvionati, con risultati in verità modesti. Non sipoteva pretendere molto perché anche chi partecipava era alluvionato; l’appuntamento eradiventato uno sfogo dove ridere e piangere insieme.
In compenso però il nostro appello fu raccolto dalla città di Padova che ci permise diinstallare 80 punti per raccogliere offerte dove il Club di Papillon raccolse ben 30 milioni dilire in poche settimane.
Quell’episodio mi fece capire che la nostra attenzione al gusto aveva un senso se era apertaai bisogni del mondo, se no diventava edonismo fine a sé stesso.
Ognuno porta un suo piatto in uno spazio cheviene offerto e così i soci organizzano una cena
Intanto il Club si stava diffondendo in tutta Italia con i suoi momenti aggregative; quello chemi rende più orgoglioso sono le Cene in ComPagnia.
Dal 2008 ogni anno viene adottato un progetto o si cerca di porre rimedio ad una situazionedifficile; i Club di Papillon sono stimolati ad organizzare delle cene dove i soci portanovivande e bevande, la tavola viene ben apparecchiata, ai cibi si possono unire canti e letturee alla fine ogni partecipante devolve il costo della cena, come se fosse stato in trattoria,all’iniziativa designata.
Cene in compagnia sembra una tautologia, come si potrebbe organizzare una cena da soli?Significa che mangiando insieme si diventa “compagni”. Il significato di questo termine èmolto suggestivo. Deriva dal latino cum “con” e panis “pane”. I compagni sono coloro checondividono il pane. Lo scopo di una festa non è quello pratico del nutrimento, néesclusivamente il godimento del cibo. Si vuole che mangiare insieme divenga un’occasionedi compagnia e di amicizia che spinga al bene, anche verso chi è molto lontano da noi.
In tutti questi anni La Cena In ComPagnia, appuntamento fisso di tutti i soci e club locali ditutta Italia, ha raccolto la somma di più di 225.000 euro.
Mi viene in mente la prima cena del 2008 a sostegno della Fondazione di un nuovomonastero nella diocesi di Praga da parte delle monache trappiste di Vitorchiano (delle lorosoavi marmellate abbiamo parlato anche su Ryoritsushin).
Mi viene in mente il fisico possente ed il sorriso di Gianni Rigoni Stern di cui ci ha commossoil progetto Transumanza della Pace che voleva ridare un futuro, organizzando unallevamento di bovini e costruendo un caseificio, alle donne della città martire di Srebrenica.Questo progetto è stato da noi adottato per ben tre volte ed ha visto nel 2015 anche lapartecipazione della Compagnia Musicale Nadeshiko, un gruppo di musiciste giapponesi.
Nel 2022, in occasione dei 30 anni del Club Papillon abbiamo adottato 10 madri delVenezuela, che volevano fare un percorso da cuoche, affinché tornasse una tradizioneculinaria fra quel popolo, ormai abituato a vivere di sussidi.
Siamo pronti anche quest’anno per le cene in Compagnia! L’obbiettivo per il 2024 è ilsostegno all’Associazione Pro Terra Sancta in Libano, sostenuta da quattro soci di Papillonche si sono attivati con altri imprenditori amici per un sostegno concreto a giovani piccoliimprenditori del Libano al fine di realizzare i loro progetti attraverso un finanziamento e unaformazione di due anni. Il Libano dal 2019 è un paese con un’economia collassata,mancano cose essenziali come medicine ed energia elettrica, oltre agli scenari dellacronaca che purtroppo vediamo ogni giorno.
Mohamad Meraabi che, dopo un soggiorno in Australia dove si è laureato in Management,vuole avviare pratiche agricole più sostenibili ed efficienti per la coltivazione di grano epatate.
Georges Matar invece, dopo una laurea in ingegneria agraria, ha deciso di investire sullapanetteria di famiglia per renderla più redditizia.
Poi c’è Paola, che vanta un doppio master in analisi chimica e nutrizione e vuole proteggerela terra rurale e i prodotti biologici libanesi promuovendo l’agricoltura sostenibile e gli scambitra campagna e città.
“Agonista” è una caffetteria inclusiva in cui le persone diversamente abili possono formarsie trovare un lavoro. Farah e George, due amici diversamente abili, che già lavorano inquesta caffetteria, vogliono portare avanti un loro progetto di caffetteria denominato“Allegro”.
Negli ultimi 16 anni in Bosnia, Ucraina, Siria, Burundi, Paraguay, Venezuela, Siria enaturalmente Italia, senza distinzione di religione o confine, con i nostri brindisi e le nostrepietanze, abbiamo cercato di portare un po’ di speranza ovunque venissimo a conoscenzadell’impegno di qualcuno per far sopravvivere, anche nelle difficoltà estreme, qualche cosadi bello e di buono.
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