JOURNAL / イタリア20州旨いもの案内(Italiano)
Guida delle cose più buone delle 20 regioni italiane
vol.40 Puglia: Cactus Opuntiae
2019.09.30
Un liquido viola che ha visto in Messico. La sua natura era …
Una ragazza di 19 anni, la passione per la botanica e un viaggio in Messico. La nostra storia inIzia proprio da qui, da questa ragazza - Margherita "Titti" Diviccaro - che per la prima volta nella sua vita visita lo Yucatan e si innamora dei suoi colori a partire da quel bellissimo viola di un Margarita così distante dal bianco a cui solitamente lo associamo. La sua curiosità la spinge a chiedere qualcosa di più su quell'originale colorazione:
"Titti, questa è la terra dei cactus”.
Nella risposta di quel barman era racchiuso il suo futuro senza che lei ancora lo sapesse eppure quei cactus - di cento varietà diverse - che costeggiavano le strade del Messico in gennaio avevano iniziato a parlarle. Il dialogo con queste diverse varietà di cactus continuò, qualche anno dopo, in India, dove Margherita ne contò a centinaia, qui come nel vicino Pakistan. In entrambi i Paesi erano molto apprezzati, in medicina come in alimentazione.
Però a segnare la svolta nella sua vita fu un secondo viaggio, ancora una volta in una terra magica, di sole e mare: il Salento.
Qualche anno dopo Margherita attraversa l'Italia in treno per recarsi in Puglia. All'alba, dopo una notte quasi insonne, vede dai finestrini le coste coperte di cactus che qui sono noti con il nome di fico d'India. Arrivata a Marina di Leuca, zaino in spalla, chiede informazioni agli abitanti su quale pianta fosse e soprattutto su quale uso ne facessero. E in Italia, contrariamente a quanto accadeva all'estero, dal Messico all'India, dell'opuntia (questo il nome botanico del fico d'India) nessuno faceva nulla. Anzi, era considerata inutile, infestante e da alcuni addirittura velenosa.
Dell'opuntia si sapeva poco o nulla: era diffusa soprattutto tra gli scogli marini e si diceva che fosse stata portata qui dal Sudamerica direttamente dalla Caravelle di Colombo, dopo averla ricevuta in dono. Un regalo però di cui nessuno sapeva cosa fare.
Nessuno dava importanza a questo cactus. Ma è diventato una delle materie prime più richieste.
Così Margherita decide che il dono di Colombo non si poteva sprecare. Lascia la sua città Natale, all'altro capo del Paese, Trieste, per trasferirsi in Salento dove affitta alcuni terreni e lentamente dà forma alla sua attività in due diverse località, nella torre Capo Lupo Marittimo, che si dice sia stata costruita come baluardo difensivo dalle incursioni dei Saraceni, e a Tricase Porto. Nei suoi terreni crescono due varietà in particolare: l'Opuntia dillenii che fruttifica in inverno.
E' lei stessa a curare le opuntie, pulirle a mano, una per una, utilizzando un doppio paio di guanti spessi - per proteggersi dalle lunghe spine - e prepararle per la spedizione.
I frutti dell'opunzia si raccolgono all'alba, a mano, ed entro 24 ore arrivano direttamente nel negozio di chef, pasticceri e maestri gelatieri. L'impiego di questa pianta infatti è vario anche grazie al loro gusto: dolce ma non troppo, erbaceo, floreale, che ricorda il nespolo, il kiwi, il ribes e al naso la rosa.
Il frutto che fino a qualche anno fa era considerato inadatto per l'alimentazione oggi viene impiegato da alcune tra le gelaterie più premiate in Italia. Si può anche utilizzare - come fanno alle isole Canarie, per la produzione del pane o per i distillati. Si può ottenere un'olio utile anche per la cappatura dei formaggi. Le qualità positive delle opuntie sono tante: è ricca di antiossidanti, vitamina C, calcio, potassio, fosforo e manganese.
"Ma anche solo guardarla - scherza Margherita - diventa una terapia"
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Le Opuntia di Margherita Divìccaro
Borgo Pescatori, 1 - zona Farasuli porto
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